Che fine farà Twitter?

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Twitter è in perdita.
Nonostante il boom di qualche anno fa, Twitter non ha mai generato dei veri e propri profitti, ma al momento la situazione è particolarmente negativa, con il tasso di perdita in costante aumento.

Tuttavia qualcosa sembrava essere cambiato negli ultimi sei mesi grazie al Presidente USA Donald Trump, che aveva ritrascinato Twitter al centro dell’universo politico mondiale.

Per esempio quando, pochi giorni fa, ha preso le difese della figlia (il cui brand è stato appena eliminato dal catalogo di Nordstrom, gigante americano del retail) sia dal suo account privato sia da quello presidenziale:

O quando ha ridotto le relazioni internazionali Russia – USA – Iran ad una specie di dissing internazionale.

Le semplificazioni telegrafiche in chiusa del tweet, tipo BAD!, BIG TROUBLE! oppure NOW!

#Revival: Quando ancora non era in campagna e dava il meglio di se:

C’era stata la speranza che dopo le presidenziali americane il rinnovato interesse potesse contribuire a rafforzare il business di Twitter, basato quasi interamente sulla pubblicità, ma al contrario, le perdite della società sono aumentate: la perdita netta è passata dai 90 milioni di dollari del 2015 ai 167 milioni nel 2016.

A livello locale la società non è messa meglio: Twitter Italia ha appena chiuso i battenti, nonostante neanche a casa nostra gli spunti dalla politica non fossero mai mancati. Campione assoluto del tweet selvaggio è sempre stato Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato e mente dietro ad alcuni tra i tweet più arguti della piattaforma nostrana.
Come dimenticare quella volta che ha scambiato Wired Italia per una persona fisica:

O quella volta in cui ha scambiato Jim Morrison per un rapinatore dell’est Europa.

Insomma, Twitter sarà anche in crisi ma, a seconda di come si osserva la situazione è sempre foriero di grandi soddisfazioni.